Pur non essendo tutti i Comitati CRI dell'Emilia-Romagna impegnati in progetti di assistenza alla popolazione migrante, riteniamo importante ricordare il costante, ed a volte gravoso, impegno con cui le Donne e gli Uomini di Croce Rossa Italiana e delle Società Nazionali consorelle, portano avanti l'assistenza ai più vulnerabili, che raggiungono la Grecia e le altre Nazioni europee, fuggendo dalla Guerra e dalla Fame che affliggono i loro Paesi.
Ed ancor più importante ricordare che al centro della nostra azione deve sempre trovarsi la Persona umana, senza distinzioni, e tantomeno discriminazioni, di alcun genere.
UMANITA', IMPARZIALITA', NEUTRALITA', INDIPENDENZA, VOLONTARIETA', UNITA', UNIVERSALITA'
Comitato Regionale di Coordinamento Del Volontariato di Protezione Civile
Un filo spinato è calato sull’Europa, un muro alto, invalicabile impedisce di dare accoglienza e prestare soccorso ai tanti uomini, donne e bambini che scappano, la maggior parte di loro, dalla guerra. Sono persone in cerca di protezione internazionale, fuggono per migliorare la loro condizione di vita spesso privata di libertà e di sicurezza perché come diceva un noto poeta “Chi fa la fame in ogni guerra è sempre la povera gente”.
Molte associazioni internazionali stanno condannando la gestione di migliaia di uomini e donne lasciate al confine tra Grecia e Macedonia in condizioni disumane, senza poter aver accesso a servizi sanitari, senz’acqua e senza cibo. Ogni giorno tanti, troppi esseri umani continuano a morire nel Mediterraneo, un mare aperto, quasi chiuso sia a oriente che a occidente. Un olocausto quotidiano di vite spezzate, davanti alle quali non si può rimanere in silenzio.
Davanti alla fotografia di Aylan il bambino morto sulla spiaggia, davanti alla fotografia del bambino passato da un uomo sotto al filo spinato al confine tra Serbia e Ungheria, davanti alla fotografia della nonna greca che allatta il bambino siriano, davanti a queste fotografie c’è un grande bisogno di umanità.
Come volontari ci hanno insegnato ad andare incontro alle popolazioni colpite, non si tratta di un diritto e nemmeno di un dovere ma di un appello che viene dal cuore, la solidarietà umana ci spinge a prestare soccorso a chi è stato colpito da una sciagura, ed è nostro dovere far rispettare quei principi di fratellanza e accoglienza per far si che ci sia un incontro di civiltà nel pieno rispetto dei diritti umani.
Come volontari ci hanno insegnato a far si che venga garantita un’assistenza immediata senza distinzione di razza, cultura o genere, affinché ci sia la salvaguardia della vita di ogni essere umano.
Gli sgomberi di Calais impediscono l’assistenza di tanti che stanno facendo lo sciopero della fame, si cuciono le labbra o si arrampicano sui tetti pur di non essere mandati via.
Dai rapporti dell’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, si può leggere che oltre alle tragiche notizie che riportano quotidianamente i giornali dietro alle colonne di persone ci sono le loro storie personali, storie di coraggio, di paura e di speranza. Le persone costrette ad abbandonare le loro case a causa di un terremoto non sono diverse dalle persone costrette a lasciare le loro case a causa dell’esplosione di una violenza armata, ognuno di loro porterà sempre con se la propria storia.
Le parole di un uomo che si è sempre occupato degli altri potranno aiutarci a riflettere: “Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D. Su tutte le difficoltà riguardanti l’immigrazione, dico: diamo prima l’accoglienza e poi le difficoltà le affronteremo”. (Don Andrea Gallo)
Il Presidente
Volmer Bonini